Il Nebbiolo è il vitigno di origine piemontese per eccellenza. Il suo nome deriverebbe secondo alcuni da “nebbia”, perché gli acini sono avvolti da una sostanza simile alla cera chiamata pruina, mentre per altri sarebbe legato al tempo di vendemmia, ottobre avanzato, quando i vigneti sono avvolti dalle nebbie mattutine. Il Nebbiolo è il vitigno a bacca nera più pregiato tra gli italiani, ed è, fra i vitigni piemontesi, quello che presenta una “popolazione” più eterogenea, originatasi probabilmente attraverso più frequenti mutazioni.

Assume il nome di Spanna nelle aree piemontesi di Boca, Bramaterra, Fara, Gattinara, Ghemme, Lessona e Sizzano.

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    FOGLIA: media grande, pentagonale, orbicolare
  • ROVELLOTTI Viticoltori in Ghemme
    GRAPPOLO: medio grande, piramidale allungato, semi-compatto con un’ala molto pronunciata
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    ACINO: acino medio, sferico-ellissoidale, la buccia pruinosa è sottile ma consistente, il colore è viola scuro


La Vespolina era uno dei più importanti vitigni dell’Oltrepò pavese, coltivato sin dalla fine del XVIII secolo, ma ha vissuto un calo di notorietà quando ha cominciato ad essere infestato dalla Fillossera. A Ghemme esistono testimonianze di produzione di vino Vespolina fin dal 1465. Poiché si tratta di una qualità d’uva molto precoce, il suo nome richiamerebbe le vespe, particolarmente attratte dalla dolcezza degli acini maturi nel periodo della vendemmia. Di carattere semiaromatico, ricco di antociani, il vino è caratterizzato dal Rotundone, una sostanza che si sviluppa naturalmente durante la maturazione e che gli conferisce un sentore aromatico, in particolare di pepe. E’ conosciuto anche col sinonimo di Ughetta/Uvetta.

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    FOGLIA: piccola, pentagonale, pentalobata, frastagliata
  • ROVELLOTTI Viticoltori in Ghemme
    GRAPPOLO: medio, cilindrico o conico, talvolta binato, allungato, mediamente compatto
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    ACINOmedio, ellissoidale con buccia sottile e tenera di colore blu-nero

Con questo nome si identificano almeno tre vitigni differenti: Croatina in Oltrepò Pavese e nei Colli Piacentini; Uva Rara nelle colline di Novara e Vercelli; in Piemonte la Bonarda Piemontese è un vitigno aromatico pre-fillossera quasi estinto. L’Uva Rara è un vitigno a bacca rossa di antiche origini, Il nome deriverebbe dal grappolo con chicchi radi per effetto della colatura che generalmente incide sulla sua produttività. L’unica varietà di uva edibile, posta ad appassire dopo la vendemmia, veniva utilizzata per le feste di Natale, come uva fresca, dopo essere stata reidratata.

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    FOGLIA: grande, tri-pentalobata
  • ROVELLOTTI Viticoltori in Ghemme
    GRAPPOLO: medio-grande, spargolo e alato
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    ACINO: acino medio-grande, rotondo con buccia consistente color blu


Ancora oggi non sono ben chiare le origini di questo vitigno autoctono piemontese. Alcuni ritengono che provenga dal Basso Monferrato, altri dal Canavese e dalle zone prealpine, ma il suo carattere semiaromatico fa pensare a un’origine mediterranea. Il nome deriva dal colore molto luminoso degli acini: in epoca romana sembra fosse conosciuto come Alba Lux , ossia Luce dell’Aurora. L’innominabile è un vitigno qualitativamente ricco: grazie alla spiccata acidità ma anche alla dolcezza dei suoi acini, si possono produrre diverse tipologie di vino, dagli spumanti ai passiti. Questi ultimi beneficiano sia della componente acida che del contenuto zuccherino, e per questo resistono all’attacco di muffe e parassiti.

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    FOGLIA: media, orbicolare, pentalobata
  • ROVELLOTTI Viticoltori in Ghemme
    GRAPPOLO: medio, cilindrico, allungato, compatto, alato
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    ACINO: medio-grande, sferico con buccia mediamente spessa, abbastanza pruinosa di colore giallo verde. Talune varietà assumono anche sfumature arancio e rosa.